mercoledì 2 dicembre 2009

L’urlo silente della figlia del destino

 

Questa è la storia di due gemelli, un maschio e una femmina, Tatara e Sarasa, i figli del destino che un giorno avrebbero liberato il Giappone. Ed è proprio dall’infanzia della dolce e vivace Sarasa che prende il via la storia: è il momento dell’investitura di suo fratello Tatara, il quale riceverà la spada Byakko, simbolo di forza e libertà. E lei è lì, inutile, con l'intero paese in festa e tutti dimentichi del suo dodicesimo compleanno, come se solo il gemello fosse nato quel giorno. Come se esistesse solo il fratello maschio, il cosiddetto “figlio del destino” che un giorno libererà il Giappone, il gemello alla cui ombra è sempre vissuta. Ombra dalla quale la nostra Sarasa forse non potrà mai liberarsi per la sola colpa di essere nata femmina.
Questo perchè il destino torna a mettere le mani su quell’ombra e le truppe del re rosso, tre anni dopo, approdano nel mite paese dei due gemelli, mettendolo a ferro e fuoco e prendendosi la vita di Tatara.
Nella confusione generale, però, Sarasa ha l’illuminante idea di prendere il posto del fratello e spacciandosi per Tatara, finge che a morire sia stata Sarasa e va a scontrarsi con il re rosso e le sue truppe… Credendo di aver cambiato il corso del destino. Un destino che le riserva ben più di una sorpresa… Ambientato in un Giappone fantasy (ma sarebbe più appropriato dire post-apocalittico, dato che sembra svolgersi ben oltre il ventesimo secolo in un Giappone devastato e riportato agli albori), con scenari arabeggianti e interi deserti a farla da padrone, Basara prende il via dalla coraggiosa scelta di una donna e questa volta il travestitismo, escamotage stra-abusato in manga, anime ed entertainment vario, risulta una scelta motivata, imprescindibile dalla trama e dal destino assoluto.




Non amo le atmosfere fantasy. Quando leggo un libro fantasy (e mi è capitato con Il Signore degli anelli e con altri eccetto che con quelli di George R.R. Martin) mi confondo nomi, luoghi e situazioni. Quando leggo un manga fantasy alla fine non ci capisco più niente. Per me magie, draghi, elfi, lesbiche guerriere e mostri indistruttibili sono come l’elfico per la gente comune e quindi mi confondo forse anche troppo. L’effetto confusione non l’ho assolutamente percepito con Basara. Sarà l’ambientazione da fantasy giapponese, saranno i grandi occhioni di Sarasa/Tarata che mi hanno conquistato, ma pagina dopo pagina, la mia mente non cominciava a confondersi sul chi fosse quel tal personaggio anzi, si concentrava sempre di più sullo svolgimento di questa avventura lunghissima. Lo so, è un problema mio. Altrimenti il fantasy non avrebbe tutto questo successo. Ma Basara è molto più che un fantasy: è un’epopea in vecchio stile, con personaggi tratteggiati umanamente e dalle debolezze profonde e radicate, probabilmente mossi da un coraggio (Sarasa che prende il posto del fratello con una rapidità assurda può essere un esempio) che è più dettato dall’impulsività che dall’orgoglio e tutti comunque vittime del loro destino che sia questo sentimentale o eroico… Ogni personaggio ha sulle sue spalle una motivazione, un intento, un sogno, che seppur talvolta può apparire egoistico, rende la caratterizzazione di ciascuno di loro umana. Se a questo aggiungiamo che la storia d’amore va a intrecciarsi direttamente con il filo conduttore della vicenda, senza per questo fare del protagonista maschile un altro principe Kail di Anatolia story o lo Shiro della situazione che se ne sta in disparte e non risulta essere che un mero accessorio, ma anzi è fulcro, punto cruciale e perno su cui si basa gran parte della vicenda (e vi sto già svelando troppo!), capirete che dietro a Basara c’è ben più che un semplice pretesto per mostrare fanciulle innamorate su sfondi fantastici.
E forse a conquistarmi sono stati i grandi occhioni in lacrime della protagonista, o forse la protagonista stessa, per non parlare degli uomini della Tamura: alti, statuari, bellissimi, dolci e forti al tempo stesso. L’autrice può forse ricordare vagamente le Clamp, però il tratto grezzo ed elegante al tempo stesso (non saprei in che altro modo spiegarvelo!) ha un’originalità tutta sua, che in questo manga è ancora acerbo, ma che diventerà sempre più dettagliato con il passare dei capitoli (e un’opera in 27 volumi permette senza alcun dubbio ad un autore di crescere, giocare e sperimentare con il proprio tratto) e che diventerà splendido e sicuro nel più recente 7 seeds.

Basara (attualmente giunto a metà del nono volume) è scaricabile qui

L’autrice – Yumi Tamura
 

Nata il 5 Settembre nella prefettura di Wakayama. E' appassionata di libri mistery e di RPG (giochi di ruolo) specialmente Final fantasy. Debutta nel 1983 con Oretachi no zettai Jikan (Questo è assolutamente il nostro tempo) su Betsucomi, rivista shoujo di Shogakukan, andando addirittura a vincere il premio come miglior nuova artista nello stesso anno.
Dopo svariate storie più o meno brevi crea Basara, lunghissima epopea in 27 volumi, che la consacra come una delle autrici più amate in tutta l’Asia e che le ha fatto vincere il trentottesimo premio Shogakukan, visto il grande successo. Successo che non le sorriderà in occidente, dove non è quasi per niente conosciuta. Attualmente è al lavoro su 7 seeds, serie dai toni fantascientifici.
Nonostante le numerose serie, solo da Basara hanno tratto un anime, nel 1998, che si è concluso dopo soli 13 episodi per scarso successo di pubblico.


Altre opere di Yumi Tamura in scanlation in italiano:

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